martedì 16 luglio 2013

S&F
                                       





17 commenti:

  1. Questioni comuni a tutti i progetti
    La proposta soffre di un'eccessiva preoccupazione verso il riempimento funzionale dell'immobile. Stando alla storia del manufatto il problema del suo effettivo recupero non è legato alla mancata individuazione di una possibile nuova destinazione. Certo la precisazione del programma funzionare può aiutare il progetto ma non è il progetto.
    In generale la proposta non ragiona sul paradosso vincolo/abbandono, non insiste sul possibile processo che può portare ad una nuova trasformazione. Se l'immobile dovesse essere venduto chi lo dovrebbe acquistare e perchè? La proposta ipotizza un unico proprietaro, questo è oggi credibile? Com'è cambiata oggi la questione del recupero di un manufatto vincolato e al tempo stesso banale rispetto ad un tempo in cui sarebbe stato tutto più semplice e in cui comunque questo recupero non è avvenuto? Perchè la questione funzionale supera la questione architettonica? Forse nell'architettura stessa, e non nella sua posizione urbana, ci sono alcune delle motivazioni del suo abbandono, come ad esempio la sua uniformità, la "grande" (grande oggi) dimensione, l'impegno della gestione da parte di un unico soggetto di una struttura non piccola.
    In sintesi mentre lo scenario economico è mutato non è cambiato però il modo di sviluppare un progetto di recupero, su questo dovrebbe ragionare la proposta.

    In merito a questo progetto
    La comunicazione non è mirata ad un preciso soggetto: le tavole non sembrano dirette ad un pubblico vasto o ad un committente che vuole capire come si fa quindi vuole misure, costi, processi. La prima tavola ribadisce che l'immobile è noto, ben accessibile e quindi ben visibile, questo potrebbe essere il tema del progetto: l'alta visibilità. Che lo sia fino in fondo che il manufatto diventi un manifesto dell'iperesposizione.
    L'ostello come destinazione e lo studente come utente presuppongono un orizzonte di ricavi molto misurati non paragonabili all'investimento necessario per il recupero. La proprietà dovrebbe fare un accordo con l'università e alcune ditte pescaresi affinchè l'università si faccia carico del progetto, le ditte forniscano i materiali, gli studenti si occupino del cantiere. Forse, visto che il manufatto è vincolato, il progetto dovrebbe agire sull'interno svuotandolo parzialmente in modo tale da definire intercapedini luminose che facciano di quest'architettura un faro nella città.

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    1. Salve! Innanzitutto la ringraziamo per la revisione, effettivamente ci siamo resi conto che non abbiamo ancora affrontato la questione relativa alla gestione, e che abbiamo concentrato la nostra attenzione essenzialmente su quella funzionale. Affronteremo i punti messi in evidenza.
      Grazie S&F

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  2. Quando ci si pone l’obiettivo di interagire con un edificio esistente, sia esso vincolato o meno, con qualità architettoniche o meno, bisognerebbe pensare a quello che c’è prima ancora di costruire, secondo il sano principio albertiano “di aiutare quel che s’ha da fare e non guastare quel che è fatto”.
    Da notare che non ho usato la parola conservazione perché la conservazione sottopone il processo ideativo ad una serie, a volte, di inutili paure che interrompono il processo di immaginazione e conoscenza. Quando questo accade il rischio è di proporre non più un progetto di architettura ma un opera da imbellettatore di una realtà statica ed immutabile. L’obiettivo che l’architetto potrebbe proporsi è quello di cercare le relazioni ancora vive che abitano l’edificio e lo connettono all’immaginario della città. Per fare questo bisogna scegliere una direzione attraverso cui declinare il nuovo futuro dell’edificio, il che comporta un qualche elemento di sfida attraverso cui il flusso di intuizioni interne si direzionano verso la restituzione di una temporanea visione del mondo.

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  3. Con questa premessa di visione del tema e dopo aver letto i progetti pubblicati, mi sento di suggerire delle riflessioni collettive stimolate dalle vostre intuizioni. Spero, facendo questo, di riuscire ad aiutarvi nella vostra ricerca di chiarezza per passare dalla fase dell’immaginazione a quella della consapevolezza delle idee progettuali. Vi suggerirò alcuni elementi chiave che secondo me non sono stati affrontati in tutti i progetti (o quasi) e, quindi, vi rimanderò a dei link, non necessariamente esemplari o calzanti rispetto allo spazio ricercato ma, spero, capaci di alimentare e rafforzare le vostre idee programmatiche e il vostro modo di intendere lo spazio stesso.

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  4. Ed è proprio partendo dallo spazio che mi sento di muovere i primi appunti.
    L’edificio del Ferrhotel oltre ad avere una disposizione planimetrica con un asse prevalente, parallelo a Corso Vittorio Emanuele II, ed una connotazione tipologica planimetrica molto forte e condizionante con corridoio centrale e collegamento verticale centrato rispetto ai due assi di simmetria dell’edificio che ne gela la struttura ad un’epoca in cui gli spazi erano compartimentati rigidamente, ha anche una situazione topografica e urbana che ha alimentato e alimenta in parte l’abbandono dello stesso edificio. Oltre quello che è visibile ed evidente, gli spazi interstiziali nel retro dell’edificio, ricchi di superfetazioni interessanti dal punto di vista volumetrico -rappresentano qualcosa che l’attuale vincolo sull’edificio storico non permetterebbe più di costruire – sono possibili spazi di interazione e di libertà attraverso i quali il Ferrhotel potrebbe diventare un trasduttore di energia vitale (il trasduttore è un dispositivo atto a trasmettere energia e presenta una grandezza/segnale in entrata e una grandezza/segnale, in uscita).
    Attraverso il Ferrhotel si possono pensare nuove relazioni tra il Corso e il parcheggio della stazione.

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  5. Gli attraversamenti proposti da alcuni potrebbero avvenire parallelamente al Corso - attraverso la porta di ingresso posta sulla testa Nord dell’edificio, sul lato corto, che apre su un viottolo di collegamento tra il Corso e lo spazio interstiziale del retro - facendo dell’edificio stesso al suo piano terra il nuovo corso collegato trasversalmente tramite lo spazio retrostante interstiziale alla piattaforma del parcheggio della stazione. Inoltre i dislivelli topografici presenti nel retro possono diventare occasione di progetto e di relazioni tra la città e l’edificio. Tutto questo potrebbe avvenire al livello della città, ma cosa ancora più sorprendente attraverso queste superfetazioni potrebbero più credibilmente essere disposti quegli spazi di “coworking” che necessitano di maggiori altezze e di grandi spazi.

    Sempre attraverso le superfetazioni esterne potrebbe essere possibile un interazione volumetrica con l’edificio storico del Ferrhotel. Queste interazioni/tangenze e compenetrazioni già sono in essere, si tratta solo di considerarle e interpretarle in chiave architettonica. Una volta intuita una strada per le interazioni tra ciò che soltanto apparentemente sembra essere surgelato (il Ferrhotel) e quelle costruzioni che, di fatto, negli anni sono state più dinamiche (le superfetazioni e gli spazi inconclusi) potreste anche avventurarvi nella riconfigurazione degli spazi interni stando attenti a come sottrarre materia costruita cercando, con più attenzione, anche all’interno dell’edificio, di interagire con l’esistente attraverso sottrazioni in grado di cambiare l’interpretazione dello spazio e la sua capacità di vivere. Immagino quindi che al piano terra potrebbe essere allestito un percorso aperto alla città (come alcuni di voi propongono), studiando le porte esistenti ed i modi di accedervi e di superare le soglie tra l’interno e l’esterno, con piccole modifiche di spazio per interagire con l’esistente; in definitiva mediante le porte esistenti al piano terra potrebbe essere possibile, secondo voi, cambiare il modo di vivere quella soglia (che per tanti anni è stata una frontiera) di cui ormai la città ha dimenticato anche il modo di attraversarla?

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  6. E così via… Le scale, alcune finestre, il tetto: i fondamenti della progettazione di un edificio esistente sono alterabili? Come? La modificazione più forte è quella formale o prima di tutto quella di senso di uno spazio?
    Un ultimo appunto: L’edificio esistente oltre ad essere dotato di uno sviluppo planimetrico ha anche una sezione e, quindi, una possibilità stereometrica di essere percepito dall’esterno e dall’interno. E’ possibile un’interazione tra i piani che non sia determinata esclusivamente dalla spazialità della scala? Anche qui, senza necessariamente annullare tutti i solai, dove è possibile secondo voi agire ed interagire con le altezze?
    Come pensate di percepire lo spazio se lo saturate completamente?
    Comprendere il tetto e la sua modificabilità (come un gruppo ha fatto) è sicuramente un modo di aggiungere nuovi spazi. Anche qui le modifiche possono avvenire per totale eradicazione o attraverso interazioni; per continuità figurativa o discontinuità figurativa (archetipo o non archetipo questo è il problema!).
    Le finestre sul retro possono diventare un modo per conquistare nuovi spazi? Oltre ad essere una finestra possono essere altro? Quali sono i nuovi spazi? I tetti delle superfetazioni? Possono esserci nuove volumetrie o collegamenti verticali esterni all'edificio, casomai collegati ad un nuovo coronamento dello stesso?
    Spero con questi appunti non tanto brevi di aver un po’ mosso le acque ed aperto nuovi orizzonti. A seguire vi giro qualche link che evito di commentare per questioni di spazio.

    Nella speranza che mi stiate ancora leggendo, vi auguro buon lavoro.
    Emilio Corsaro

    Link
    (ne volevo mettere di più ma poi… ho pensato che troppe figure assunte troppo facilmente sono più dannose che altro…)
    http://www.coho-loft.com/
    http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_maggio_6/co-working-spazi-condivisi-2121004261392.shtml
    http://www.urban-reuse.eu/?pageID=casi_internazionali
    http://europaconcorsi.com/projects/145354-Skyroom
    http://europaconcorsi.com/projects/193272-192-Shoreham-Street
    http://europaconcorsi.com/projects/176180-Galeria-Solar-S-Roque
    http://europaconcorsi.com/projects/190583-House-G-S
    http://europaconcorsi.com/projects/235532-Casa-Lude
    http://europaconcorsi.com/projects/202416?utm_campaign=ec_newsletter&utm_content=project_202416&utm_medium=email&utm_source=newsletter_265

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    1. Salve! Siamo giunti alla fine del commento con le idee più chiare su vari temi che possono essere affrontati, la ringraziamo per i buon input da cui ripartire.
      Per quanto riguarda le superfetazioni sul retro, sarebbe possibile avere una planimetria in cui sono presenti, in quanto non essendo di Pescara e avendo solo la pianta dell'edificio non abbiamo notato la loro presenza dalla semplice immagine satellitare.
      Abbiamo un quesito da porle, ovvero, la permeabilità dell'edificio con il parcheggio è davvero rilevante!? O piuttosto pensare ad una connessione con la stazione, facendo si che il Ferrhotel diventi un punto di collegamento/passaggio tra il corso/città e stazione stessa? Le connessioni urbane non prevedono un riassetto delle varie aree interessate? quindi bisognerebbe estendere l'intervento sull'intero contesto stazione-parcheggio-ferrhotel-corso?

      grazie S&F

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    2. Non sono di Pescara ma Credo che chiedendo al Prof. Ulisse sarà possibile ottenere maggiori informazioni. Per quanto riguarda le considerazioni che ho fatto mi sono basato sulle immagini fotografiche aeree di bingmap. Rigiro i vostri quesiti sulle connessioni urbane al Prof. Ulisse. Un saluto. E.C.

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    3. Salve, per le "superfetazioni" del fronte meno-nobile (ma molto più interessante di quello principale del Ferrhotel) non abbiamo disegni, ma potreste vedere su google maps o bing... almeno individuare i loro ingombri e possibili consistenze; la cosa imposrtante è non considerare il corpo "edilizio orfano", ma facente parte di un dispositivo di relazioni e possibili spazi da riattivare attraverso la costruzione sinergica di input progettuali (seppur estemporanei...come questi)
      buon lavoro
      AU

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  7. Una riflessione generale
    Dare risposta attraverso il programma funzionale a una generica esigenza dell'utenza finale, sia essa reale o potenziale, non innesca necessariamente un processo produttivo nè determina la sostenibilità, anche economica, di tale processo. I temi del lavoro, dell'alloggio accessibile, dei servizi alla comunità sono esigenze avvertite contestualmente in luoghi diversi del nostro paese; luoghi che hanno caratteristiche peculiari e potenzialità diverse in riferimento agli abitanti o a possibili fruitori temporanei. Cosa distingue questo luogo da altri?
    Quale sia il valore del luogo su cui la proposta progettuale si fonda non è sempre ben chiarito o sostenuto in tutti gli elaborati.

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    1. Salve! Grazie per la revisione, effettivamente le funzioni da sole possono essere messe ovunque, ma sarà nella fase progettuale che cercheremo di renderle appropriate alle caratteristiche del Ferrhotel

      Grazie S&F

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  8. https://www.dropbox.com/sh/j30yh6shfh9ylso/YK8WnUDTKh/Consegna%20ZERO%20-%20AU#f:S%26F.jpg

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    1. Grazie per la critica costruttiva, ci interessa l'idea di non considerare l'edificio come una semplice sovrapposizione di funzioni, ma di far si che il tema centrale del nostro progetto sia lo spazio sociale.


      Grazie S&F

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  9. Per tutti i gruppi i miei commenti saranno organizzati in 4 punti, gli stessi che sono esplicitati nelle richieste del bando.

    01_ S&F_int&run
    a. relazione: dovrebbe contenere informazioni più dettagliate rispetto ai punti che seguono.
    Inoltre, attenzione ai refusi (scrivete relazionare invece che relazionale), agli errori (scrivete: si può facilmente … che esso si trovi invece che si trova) e alla forma (la frase: Al fine di….. è molto confusa e di difficile interpretazione)
    b. programma di rivitalizzazione: il programma funzionale risulta essere poco definito. Le varie funzioni andrebbero dimensionate e meglio specificate sia in pianta che in sezione. A tal proposito si consiglia di vedere, tra i tanti esempi possibili, il progetto di OMA per la biblioteca di Seattle.
    Sarebbe opportuno inoltre distinguere le funzioni permanenti da quelle temporanee e di conseguenza le diverse configurazioni spaziali a seconda delle funzioni stesse.
    c. materiali urbani: nella prima immagine non eliminerei la base della città in quanto la sua struttura è essenziale per capire i rapporti tra l’edificio e il contesto. Distinguerei i percorsi da voi evidenziati e gli altri elementi urbani che per ognuno di esso vengono coinvolti. Si tratta di flussi e users diversi, con diverse modalità di fruizione della città. Evidenzierei questo aspetto anche specificando le modalità di fruizione (autobus, bici, a piedi….) e di collegamento tra il ferrhotel e le altre parti di città, magari anche aggiungendo i tempi di percorrenza.
    Manca inoltre uno zoom sul contesto più prossimo all’edificio e le sue relazioni per esempio, con il parcheggio retrostante, con i servizi (fermata dell’autobus, APT….)
    d. modalità progettuali: occorre definire le azioni progettuali. Come faccio ad inserire le funzioni proposte nell’edificio? Quali interventi sono necessari? Quali trasformazioni devo fare (in pianta, in sezione, sui prospetti?)
    Vi consiglio comunque di verificare ogni trasformazioni rispetto alle NTA che potete facilmente trovare sul sito del comune di Pescara.

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  10. S&F__int&run

    Settorializzare per piano le funzioni mi pare poco interessante; lavorerei contaminando ogni piano con la funzione sociale che potrebbe ricollegare i piani estremi (piano terra ed il nuovo piano caffetteria_giardino) trovando una soluzione che, articolando la spazialità interna, diventi momento di verifica morfologica dell'edificio.
    Utilizzerei tecnologie passive e attive d'involucro (sfruttando anche l'inerzia termica delle chiusure verticali esistenti, integrando sistemi solari passivi ad esempio con soluzioni per il nuovo livello, integrando solare termico, ecc.); tutto ciò non deve essere affrontato come azioni puntuali ma integrato nella morfologia dell'architettura in un ragionamento unico che integri i diversi aspetti del progetto (funzione, forma, tecnologia).
    Cercate adesso di lavorare sulle azioni progettuali utlilizzando i "limiti" normativi dei regolamenti come input per la progettazione.

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  11. È interessante aver collocato l'edificio rispetto al contesto anche non prossimo, ma forse è necessario ampliare il numero di nodi e polarità con i quali questo può essere messo in relazione. Potrebbe essere utile anche costruire la trama dei possibili percorsi (ciclo/pedonali, dei trasporti pubblici, ecc) che possono agevolare la costruzione della rete e le possibili interazioni tra luoghi diversi della città. È inoltre interessante l'idea di rifunzionalizzare l'edificio attraverso l'inserimento di molte attività diverse ma per evitare l'effetto "patchwork" - a meno che non sia voluto - sarebbe necessario trovare una strategia unica d'intervento. La strategia dovrebbe anche chiarire in che modo un edificio estremamente rigido e poco flessibile possa agevolare l'interscambio e la relazionalità spiegando come la compresenza di più funzioni eterogenee possa non generare situazioni caotiche e conflittuali.

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